VENERDI’ 6 DICEMBRE
Dedicato alle scritture di Roberto Calasso
di e con Marco Baliani
regia Maria Maglietta
organizzazione e promozione Ilenia Carrone
Produzione Casa degli Alfieri
Come Ismaele nell’incipit del Moby Dick di Melville, quando l’orizzonte si incupisce e la percezione del mondo mi si offusca, è tempo di salpare, di uscire dalla gabbia dei giorni per aprirsi verso l’ignoto.
E se il mare oceano non è lì a portata di corpo, le pagine di Roberto Calasso mi faranno viaggiare lo stesso, salpando in altri lidi.
Questo spettacolo nasce dal desiderio di intrecciare quelle narrazioni mitiche che nel tempo sono affiorate sulla superficie del mio mare e che stanno lì come isole su cui è sempre possibile tornare ad abbeverarsi e nutrirsi. Ma l’oralità del mio narrare non si esaurisce nell’offrire la visione o meglio l’ascolto di quei territori numinosi e misteriosi. Ognuno di quei miti racchiude altre strade, un susseguirsi di rimandi, di crocicchio in crocicchio, verso altre mappe immaginative, mappe che si possono percorrere.
Ognuna di quelle strade illumina anche esperienze del mio vivere, i crocicchi della mia esistenza, quelle “linee d’ombra” che segnano i passaggi generazionali. Così il racconto apre a pensieri imprevisti, a sorprese della percezione, che riguardano il nostro presente, che rimettono in gioco la memoria e allacciano il racconto ad altre narrazioni, a incontri con altre opere, in un dialogo con altri artisti. Quello che ne esce è una mappa di eventi da percorrere nello stupore, e nell’incantamento della voce che li fa rivivere.
Marco Baliani
VENERDI’ 17 GENNAIO
di e con Oscar De Summa
Progetto luci e scene Matteo Gozzi
Progetto sonoro Vladi Benti
Produzione Attodue
«Mariarosaria era una ragazza che abitava accanto a casa mia quando, da ragazzo, vivevo in Puglia con la quale però, io, a dire la verità, non avevo avuto mai nulla da condividere. Intanto perché le nostre famiglie non si frequentavano. Avevano avuto degli screzi nel tempo che le aveva allontanate tra di loro e poi perché lei, Mariarosaria… beh lei era una ragazza che frequentava il liceo, studiava pianoforte, si interessava di filosofia, tutte cose che la rendevano diversa, lontana dal nostro mondo di adolescenti decisi a divertirsi senza pensare troppo alle conseguenze delle nostre azioni». Così Oscar de Summa introduce il suo “Rette parallele sono l’amore e la morte”. Al centro del suo nuovo spettacolo c’è infatti un ricordo della giovinezza, la storia di una ragazza da immaginare e reinventare. La scoperta della morte di Mariarosaria arriva, in questo processo, come un fulmine a ciel sereno. Che tipo di connessione era nata tra la ragazza e il giovane De Summa? Attraverso la teoria quantistica e l’esperimento dell’entanglement, il regista riflette sulle relazioni umane e sulla possibilità di legami indissolubili al di là della morte. Il suo nuovo spettacolo indaga il valore della vita e il mistero dell’esistenza umana, utilizzando la scienza come strumento per esplorare i concetti di connessione e destino.
Venerdì 22 novembre 2024 ore 21,15
Sabato 23 novembre 2024 ore 21,15
Domenica 24 novembre 2024 ore 16,30
di Stefano Benni
regia e adattamento Emilio Russo
con Fabrizio Checcacci, Roberto Andrioli, Lorenzo Degli Innocenti
scene e costumi Pamela Aicardi
canzoni Fabrizio Checcacci
produzione Tieffe Teatro/La Macchina del Suono
Ogni cosa può̀ accadere nel bar sotto il mare. Un bar in cui tutti vorremmo capitare una notte per ascoltare i racconti del barista, dell’uomo col cappello, del vecchio con la gardenia, della sirena, del marinaio, dell’uomo invisibile, della bionda, della pulce del cane nero e degli altri misteriosi avventori. Racconti capaci di far ridere, riflettere e lasciare una traccia indelebile negli spettatori di ogni età̀. Se per età̀ si intende quella che ci permette ancora di giocare con la fantasia e non prendere troppo sul serio quella cosa che continuiamo a chiamare vita. La nostra versione teatrale di uno dei capolavori immortali, illogici e immorali del grande Stefano Benni si connette proprio su questa idea per noi inevitabile. Uno spettacolo che miscela parole e musica per provare a restituire sul palcoscenico la follia ragionata di personaggi incredibili; proprio perché́ maledettamente somiglianti a quelli veri che incontriamo tutti i giorni. In scena un trio di attori altrettanto folli. Un vero e proprio collettivo irresistibile per energia e comicità̀ in grado di recitare, cantare, danzare.
Tutto al ritmo dell’anno del tempo matto.
Sabato 15 febbraio 2025 ore 21,15
di Alberto Bassetti
con Maddalena Emanuela Rizzi
e con Bruno Governale, Biagio Iacovelli, Alioscia Viccaro
regia FIlippo d’Alessio
scenografie Tiziano Fario
costumi Alessandra Mené
disegno luci Mauro Buoninfante, Valerio Caporossi
musiche Eugenio Tassitano
produzione Seven Cults
Anna Karenina ci interroga sul mondo emotivo che travolge inaspettatamente il vissuto individuale e sociale irrompendo con forza nella realtà e nell’immaginario. Un personaggio apparentemente scontato ma profondamente enigmatico che ha saputo trascinare nel vortice esistenziale delle emozioni un intero contesto sociale. Nella sala d’aspetto di una stazione, luogo di arrivi e partenze, crocevia di esistenze, riappare la figura di lei pronta a misurarsi con il suo vissuto in grado di coinvolgere i passeggeri in un gioco teatrale, vita che irrompe nella scena e scena che irrompe nel quotidiano. Il pubblico è trasportato nel grande romanzo di Tolstoj rivelando l’essenza intima, umana, spontanea, vera ad attuale dei personaggi. Il viaggio di Anna in sé stessa attraverso l’amore per il conte Vronskij e il conflitto con il marito Karenin è il viaggio di molti di noi; ancora una volta il regista utilizza la letteratura per indagare l’animo umano, ed in questo caso un sentimento universale quale la passione.
Venerdì 7 febbraio 2025 ore 21,15
Sabato 8 febbraio 2025 ore 21,15
di Marco Vichi
diretto e interpretato da Lorenzo Degl’Innocenti
produzione La Macchina Del Suono
Due monologhi per due differenti disagi esistenziali, scritti da Marco Vichi originariamente per Franco di Francescantonio: Oberto e le sue nevrosi dovute all’organizzazione di una cena per dodici amici, e la vicina di casa Maria nel suo ruolo di figlia, madre e donna arrabbiata con il mondo. Oberto ricorda il proprio passato di bambino solitario; emerge ingombrante la figura della madre autoritaria, capace di imporgli il totale assoggettamento. Maria racconta la propria vita di ragazza di campagna, che l’inurbamento ha trasformato in crudele sfruttatrice di malcapitati. La sua rabbia si sfoga tra riflessioni rancorose sul rapporto con la madre, e la lettura nervosa di una lettera del figlio.
Venerdì 21 febbraio 2025 ore 21,15
Sabato 22 febbraio 2025 ore 21,15
di Jay Presson Allen
traduzione di Francesco Merciai
con Francesco Merciai
regia di Lorenzo degl’Innocenti
produzione La Macchina Del Suono
Dicembre 1975. Truman Capote ha da poco pubblicato su Esquire Le cote basque, un capitolo di quello che dovrebbe essere il suo nuovo romanzo, Preghiere esaudite. Le donne descritte in quelle pagine al vetriolo sono le stesse che frequenta da anni a New York, da Babe Paley a Marella Agnelli, e i segreti su cui spettegolano sono i veri scheletri nell’armadio dell’alta società americana. La reazione dei ricchi e potenti (ex) amici è immediata: Capote viene ostracizzato e cacciato da tutti i salotti che tanto ha amato. In una spirale di bugie, alcol, droghe, ricordi e confessioni, Jay Presson Allen fa dire al suo Truman Capote tutto ciò che, probabilmente, ha pensato in quei giorni difficili, anticamera di un vortice di autodistruzione che lo porterà a diventare un paria sociale e una vera e propria leggenda. Un monologo a metà tra la commedia e il dramma dove, oltre allo scrittore cinico e salottiero, viene messo in scena anche l’uomo con tutte le sue fragilità.
Sabato 1 marzo 2025 ore 21,15
di Rosella Postorino
con Maria Lomurno, Francesco Patanè
regia, luci, spazio scenico Sandro Mabellini
produzione Accademia Perduta /Romagna Teatri
Il testo di questo spettacolo è stato commissionato a Rosella Postorino (Premio Campiello 2018 con Le assaggiatrici e finalista Premio Strega 2023 con Mi limitavo ad amare te) dal Napoli Teatro Festival.
Quello che appare alla luce del bellissimo testo di Rosella Postorino è una sorta di nuova forma di teatro greco, fatta di una voce che argomenta e di un’altra che insinua dubbi, riguardo a problemi strettamente legati al vivere contemporaneo.
Una voce femminile e una maschile, un Coro e un Corifeo, pongono pubblicamente i problemi del lavoro, dei contratti a progetto, dei master a pagamento, delle ingiustizie sociali. E lo fanno a volte in modo amaro, a volte comico. Una coppia, il nucleo base della società, dibatte sui temi del lavoro che non c’è o che, quando c’è, diventa un’illusione di felicità, perché allontana spesso dalla possibilità di amare, di fare un percorso, di generare un figlio.
(Sandro Mabellini)
Sabato 15 marzo 2025 ore 21,15
Scritto diretto e interpretato da Giulia Trippetta
Produzione Fattore K
Una lavagna in scena, una sedia di scuola, una donna vestita anni ’50.
Ci racconta la storia di una ragazza giovane e piena di sogni, in un mondo vecchio quanto un cartellone pubblicitario ormai sbiadito, diventa poi la docente di un singolare corso di
comportamento e buone maniere: il suo è un seminario intensivo (solo per donne) di preparazione al matrimonio dal titolo “Si può far”.
Il corso è volto all’istruzione delle giovani aspiranti sposine affinché comprendano e imparino le regole base per poter diventare delle mogli perfette, totalmente al servizio del proprio uomo. Chi è questa donna? Qual è la sua storia? Cosa si nasconde dietro la maschera di donna perfetta?
Crede davvero alle regole che impartisce con tanta dedizione, o è semplicemente vittima di un sistema che la accetta solo perché sottomessa a stereotipi e chili di mascara? E può questa donna, uscita da un’epoca che sembra non appartenerci più, parlare alle donne di tutti i tempi?
Sabato 29 marzo 2025 ore 21,15
di Gianni Clementi
con Camillo Grassi
regia Massimo Venturiello
produzione Officina Teatrale
“Il Condor” è un testo sul ciclismo, vissuto dal gregario. Il gregario, in gergo sportivo, è quello addetto all’aiuto del Capitano. Deve soccorrerlo nei momenti di crisi, tirargli la volata. In poche parole deve immolarsi per la gloria di un altro. È pagato per questo. Ma chi, in vita sua, non ha mai pensato di vincere almeno una volta? Chi non ha mai sognato di arrivare sul traguardo per primo? Non è raro che sconosciuti gregari per anni si trasformino improvvisamente in campioni. Quasi sempre sono aiuti chimici che gli consentono di superare il fatidico limite della mediocrità e la cronaca sportiva e non solo di questi anni ce lo ricorda giornalmente. E quando “il fine giustifica i mezzi”, spesso le ipotesi di gloria si trasformano in tragedia.
Oltre che nel ciclismo, questo avviene anche nella vita e, forse, mai come oggi giorno, in una società come la nostra competitiva e senza scrupoli, dove solo i vincenti, a qualsiasi costo, sembra abbiano diritto di cittadinanza. È un mondo questo che non prevede concettualmente i deboli, anche se ovviamente non ne può fare a meno. “Il Condor” forse solo come pretesto ciclistico per parlare d’altro, ma anche per ricordare odori dimenticati d’infanzia, profumi d’ arance spagnole, visioni ad alta quota di una povertà sconosciuta alle nostre rassicuranti latitudini. Resta il sogno del gregario: un desiderio talmente umano da non poter non sollecitare in chi lo ascolta, in uno sfogo ironicamente tragico, un istinto di solidarietà.
Sabato 12 aprile 2025 ore 21,15
di Paola Ponti
atto unico tratto dal libro “Azzurro, stralci di vita” di Curzio Maltese
con Antonio Catania
al pianoforte Sergio Colicchio
musiche Nicola Piovani
regia di Carmen Giardina
produzione Viola Produzioni – Centro di produzione teatrale
Un grande giornalista, travolto da una malattia importante, guarda indietro alla sua vita e ne ripercorre le tappe insieme all’amico musicista. Nel suo ultimo libro, la penna sublime e ironica di Curzio Maltese ci conduce in una cavalcata attraverso gli ultimi sessant’anni del nostro Paese, con lo stile unico che moltissimi lettori hanno imparato a conoscere e amare, cercando i suoi editoriali come una bussola preziosa per orientarsi nella magmatica vita politica italiana e non solo.
E così scorrono i ricordi di decenni di una vita incredibile, travagliata e spassosa, di cui è stato illuminato testimone grazie al suo mestiere di giornalista. A partire dalla Roma allo stadio con un padre mancato troppo presto e convinto socialista, un viaggio in Calabria con la 500, il macinino che era “la Nina, la Pinta e la Santa Maria” di un’intera generazione; e poi la fine dell’innocenza, il 12 dicembre 1969, con la bomba che scoppia a piazza Fontana. Come è stato essere bambino nell’Italia del boom, un Paese ancora ingenuo, rivolto al futuro, dove “persino i poveri potevano essere felici”. Il sabato alla Rinascente, con la mamma commessa, nel profumo di Mariangela Melato, i foulard di Carla Fracci, le vetrine di Giorgio Armani. La lotta di classe al parco Lambro, il liceo negli anni di piombo. E le fragorose risate degli anni ’70, con Beppe Viola, Dario Fo, i comici del Derby: “ridevamo come pazzi e poi con un pensoso e penoso senso di colpa passavamo alle cose serie, la politica, il giornalismo, le culture ufficiali. Pensa che scemi.”