Con Roberto Zorzut , Bruno Governale, Alessandra Cavallari, Ana Kusch Musiche Marco Abbondanzieri – Scene Renato Mambor, Roberta Gentili Maschere Emauele D’Andrea, Roberta Gentili, Roberto Zorzut Coreografie Michéle Sigillo – Costumi Marinaschi Collectif Regia Roberto Zorzut
Menandro, autore ateniese del terzo secolo a.C., popolarissimo in tutto il bacino mediterraneo. “La donna di Samo” vive di intrecci complessi giocati sulla sorpresa e improvvisi cambiamenti di situazione . Commedia ricca di riconoscimenti improvvisi, rapimenti e situazioni complicate che girano intorno al tema dell’amore. Gli innamorati, divisi da iniziali ostacoli si trovano ad affrontare numerose difficoltà e peripezie, fino a coronare il loro amore e ricomporre la felicità iniziale che per un equivoco o errore era stata turbata. Il valore della commedia sta nell’ineguagliabile capacità di presentare “caratteri”, personaggi di una convincente credibilità psicologica e sentimentale. Un rito teatrale in maschera che conserva tutto il suo fascino
con Anna Paola Vellaccio Stefano Sabelli regia Gianluca Iumiento canzoni dal vivo Arianna Sannino traduzione italiana di Maria Sand – scene e immagini Keziat aiuto regia e costumi Eva Sabelli – luci Michele Mascia
Jon Jesper Halle, è un autore norvegese, docente di drammaturgia alla KHIO, National Accademy of the Arts di Oslo. Dal suo debutto come autore, nel 1984, ad oggi, ha scritto drammi e commedie per Teatro, Radio e Televisione. In Scandinavia, nel 1996, con Dagenes Lys, tra le sue opere più̀ rappresentate, ha vinto il Premio Ibsen, mentre con Lilleskogen, nel 2004, il Premio Hedda. Il suo lavoro di drammaturgo, che oggi ispira molti giovani autori scandinavi, unisce un linguaggio poetico e talvolta onirico alla narrazione d’impronta realista. Nelle sue opere, spesso in forma di dark comedy, Halle, mette in scena il lato oscuro della quotidianità̀ scandinava, quello che non traspare sotto l’apparente perfezione borghese e l’agiato e perbenismo nord-europeo. Ansie, paure, senso di inferiorità̀ e precarietà si mescolano così a rabbia repressa, frustrazioni e sogni troppo grandi per essere realizzati. Fra voglia di fuga e rifiuto delle convenzioni, il Teatro di Jesper Halle è un gioco d’equilibri e sorrisi amari, tra mitologia nordica e cronaca domestica.
L’ASINO, atto unico sperimentale, scritto da Halle in una fase di ricerca e studio sulla scrittura polivocale – teorizzata ed elaborata dall’americano Paul Castagno – non sfugge a questo schema. Anzi lo esaspera. Tipico del teatro polivocale è infatti il movimento di un’azione scenica, non prevedibile, ispirata piuttosto dal dialogo interiore, subliminale e occulto, tra le voci dell’opera, in continuo scontro dialettico fra loro.
Lo Spettacolo tratto da L’Asino è una coproduzione fra Teatrimolisani e Florian Metateatro che ha presentato questo inedito di Halle in Prima mondiale ad Asti Teatro 2021, dopo una prima mise en espace, presentata a Viterbo a Quartieri dell’Arte, a settembre 2020, in piena emergenza Covid.
L’ASINO mette in scena un serrato dialogo a due, fra un ruolo femminile realistico e uno maschile evocativo. Ne nasce un incontro/scontro che da un piano, apparentemente naturalista, improvvisamente tracima in una rappresentazione multiforme e sarcastica della società scandinava contemporanee, messa a nudo e sferzata con irridente epicità, mentre, sempre più evidenti, emergono le Voci di dentro di una donna comune.
di David Norisco con Maddalena Rizzi regia Filippo d’Alessio musiche di Eugenio Tassitano scene Tiziano Fario costumi Silvia Gambardella
Il tema del potere da sempre vive di un immaginario al maschile, anche quando è una donna al posto di comando. Lo sguardo che osserva i comportamenti e le dinamiche che identificano il potere è spesso distorto dall’antico retaggio che gli uomini hanno imposto. Come le donne si sono orientate in rapporto al potere, dentro questi stretti confini, è ciò che con attenzione proviamo ad indagare ed Elisabetta I ne è la figura emblematica. I confini del potere si disegnano in strategie, tattiche, linee orizzontali e verticali: una partita a scacchi immaginata dagli uomini giocata da una donna. Cosi tutto cambia, i contorni assumono colori imprevisti, il rapporto con il potere vive di continui conflitti, le tensioni sono stridenti, le soluzioni impreviste. Il potere è come una macchina infernale pronta sempre a prendere il sopravvento…
Nella camera di K a un certo punto irrompono dei poliziotti vestiti di tutto punto, così senza avviso e senza motivo. Alle persone che ogni giorno si alzano per andare a lavorare, cose del genere possono anche succedere e possono succedere anche ai ladri di polli ma ai delinquenti blasonati no, lì è più difficile perché loro comandano. Dunque, una mattina K si sveglia e trova due poliziotti vicino al suo letto. “Beh spiegatemi il motivo della vostra invasione in camera mia!”. “Niente. Proprio niente, non possiamo dirle niente”. Circo Kafka è un piccolo spettacolo che ambienta, in un surrogato di circo abitato da marionette, musicisti e ciarlatani, Il processo di Franz Kafka. In scena Roberto Abbiati innesca le magiche macchinerie costruite insieme a Claudio Morganti; una coppia insolita e inedita che sicuramente farà divertire e riflettere.
Sabato 19 Marzo ore 21,15 Domenica 20 Marzo ore 16,30
testo, regia e idea scenica di Alessandro Benvenuti
con Maddalena Rizzi, Maria Cristina Fioretti, Marco Prosperini, Andrea Murchio, Bruno Governale, Livia Caputo
Produzione Seven Cults Teatro / TBM Teatro
La storia di cinque attori vissuti da sempre all’ombra di un autore-padre-padrone che ha dato loro la linfa affinché i destini nati sotto cattive stelle di ognuno di loro, si ammantassero delle vesti dorate del successo. Imprevedibilmente tutto questo sembra ad un tratto non avere più senso. Trent’anni insieme per ritrovarsi tra le mani, dono dell’autore, un testo insulso, farraginoso, brutto in maniera inspiegabile, un boccone più che amaro intriso di puro veleno. Un elemento imprevisto e indecifrabile che farà saltare tutti gli schemi e getterà le loro menti, senza nessun preavviso, in un improvviso e impenetrabile nulla, li costringerà a pensare e rivedere ad uno ad uno i loro giorni passati per capire dove e quando, senza che nessuno se ne fosse reso conto, si è persa la strada
Lettura scenica su testi di D’Annunzio, Borges, Pascoli, Giono, Tabucchi, Kavafis e musiche di Respighi, Casella, Vangelis, Tsupa, Anakrousis.
La figura di Ulisse ha attraversato le epoche, i secoli, i millenni per giungere fino a noi. Il suo viaggio è durato ben oltre i confini delle Colonne d’Ercole e ancora continua e continuerà, molto al di là delle nostre vite e dei nostri orizzonti. Ma questa figura in virtù della sua fortissima carica simbolica, si è arricchita, durante il viaggio, di molti aspetti, molte sfaccettature e interpretazioni che gli uomini vi hanno ravvisato nelle varie epoche. Già nell’antichità il personaggio di Ulisse, con la sua proverbiale astuzia, era stato visto, di volta in volta, con accezioni più positive o più negative, a seconda degli autori che ce lo avevano raccontato.
Sabato 5 Marzo ore 21.15 Domenica 6 Marzo ore 16.30
di Lorenzo Degl’Innocenti
con Lorenzo Degl’Innocenti e Ilaria Innocenti
Produzione La Macchina del Suono
Pier Paolo Pasolini parlò della “scomparsa delle lucciole” per indicare la “violenta omologazione dell’industrializzazione” negli anni Settanta, quando il consumismo unificava l’Italia e le masse divenivano estranee ai valori e alle culture d’appartenenza.
Attraverso letture, video, i brani del suo teatro e le canzoni da lui scritte, lo spettacolo ripercorre la vita di uno straordinario poeta che ha raccontato, ieri, l’Italia di oggi.
scritto, diretto e interpretato da Stefano de Luca
Produzione ATIR Teatro Ringhiera in collaborazione con Piccolo Teatro di Milano
La storia di un giovane attore e del suo indimenticabile incontro con Giorgio Strehler. In un racconto sfacciatamente autobiografico che passa dall’aneddoto alla citazione, dal ricordo alla riflessione, il regista Stefano de Luca ci trasporta nel cuore di un’esperienza irripetibile: l’incontro con uno dei più grandi maestri del teatro.
“Da anni ormai sento la necessità, quasi l’urgenza, di raccontare qualche frammento dell’esperienza vissuta nell’arco di dieci anni accanto a Strehler – racconta – E ho deciso di dare forma teatrale a questi ricordi e a queste riflessioni e di presentarle al pubblico in forma di monologo”
Lo spettacolo si snoda tra coincidenze, innamoramenti e segni premonitori.
E’ la storia di un giovane attore giunto a Milano sul finire degli anni ’80, alla scuola del più famoso regista europeo, e di alcune grandi lezioni di teatro e di vita apprese nei modi più curiosi e imprevedibili.
Simone Colombari e Claudio Gregori si conoscono nel 1995, recitando nella commedia “5740170” in scena al Teatro Vittoria di Roma. Da allora hanno collaborato molte volte in teatro, alla radio in televisione e al cinema.
“Il Calapranzi” di Pinter era un loro pallino personale, seppur tacito, da anni; ora è diventato un obiettivo comune e galvanizzante. Entrambi dotati di peculiarità surreali, in perenne bilico tra cinismo e autoironia, Simone e Claudio si calano perfettamente nei registri surreali e metafisici dello scabro racconto di Pinter e restituiscono così la giusta crudezza d’una trama spietata, dolorosa e, a volte, involontariamente comica.
Con Roberto Andrioli, Fabrizio Checcacci e Lorenzo Degl’Innocenti
Regia di Roberto Andrioli, Fabrizio Checcacci e Lorenzo Degl’Innocenti
“The Complete Works of William Shakespeare (Abridged)” , noto anche come: “The Compleat Wrks of Wllm Shkspr (Abridged)”, tradotto in italiano come: “Le opere complete di William Shakespeare in 90 minuti (in versione abbreviata)”, è una commedia scritta da Adam Long, Daniel Singer e Jess Winfield.
Dopo aver debuttato all’Edinburgh Festival Fringe nel 1987 è stata replicata al Criterion Theatre di Londra per nove anni, diventando uno degli spettacoli più conosciuti al mondo. Una parodia di tutte le opere di William Shakespeare eseguita in forma comicamente abbreviata da tre attori, usando le più svariate tecniche interpretative. Veloce, spiritoso e fisico, è pieno di risate per gli amanti e soprattutto per gli odiatori di Shakespeare. Una sfida teatrale ai limiti dell’incredibile: come condensare l’opera omnia del Bardo, 37 opere, in 90 minuti? O raccontare l’‘Amleto’ in 43’’?
La ‘Bignami Shakespeare Company’ è composta da Fabrizio Checcacci, Roberto Andrioli e Lorenzo Degl’Innocenti (In ordine rigorosamente di età), che dopo tanti anni di amicizia si sono ritrovati ed hanno deciso di unire le loro esperienze nel campo della prosa, musica e commedia dell’arte, e darsi al Bardo!
Già portato in scena da Zuzzurro e Gaspare con la regia di Alessandro Benvenuti dal 2013 al 2015 col titolo “Tutto Shakespeare in 90 minuti”, la versione de La Macchina del Suono con la regia dei tre attori in scena, si rifà maggiormente alla versione originale spingendo al massimo sulla comicità fisica irriverente e travolgente del testo inglese, derivante da un approccio scenico che deve molto alla commedia dell’arte.
Si, perché portare in scena le opere complete di Shakespeare in 90 minuti è una sfida teatrale, un’immersione leggera e stravagante nel mondo shakespeariano, un omaggio divertito e divertente al grande drammaturgo. La potenza e la poesia dei suoi versi vengono prevedibilmente meno ma lo scopo, in fondo, non è altro che divertire il pubblico, incuriosirlo e svelare il lato comico che si cela anche nelle tragedie più cupe.
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