DONNE DI MALAMORE
Reading di Lucrezia Lante Della Rovere
Regia di Francesco Zecca
Liberamente tratto dal libro “Malamore – Esercizi di restistenza al dolore”
di Concita De Gregorio, Einaudi, 2008
Lucrezia Lante della Rovere interpreta “Donne di Malamore”, un toccante monologo teatrale in forma di reading sulla violenza sulle donne, liberamente tratto dal libro “Malamore – Esercizi di resistenza al dolore” di Concita De Gregorio.
Regia di Francesco Zecca, che firma anche il testo insieme a Lucrezia Lante della Rovere.
Lucrezia Lante della Rovere viaggia tra i volti, i suoni e i sapori di una narrazione multipla senza perdere di vista il senso di un racconto civile che parla al tempo presente senza deroghe o digressioni. Si racconta di donne comuni, vittime della violenza di padri, mariti, estranei, che vanno incontro alla vita, capaci di sopportarla con lievità e determinazione. E sul palcoscenico con voce, corpo e anima, prendono vita quelle passioni, ardite e celate, quei gesti quotidiani capaci di cambiare il corso delle cose. Uno spettacolo che riesce a scuotere, commuovere, divertire e far riflettere.
Donne di Malamore ci porta a conoscere tra le altre Dora Maar, la compagna di Picasso, sopravvissutagli pur di potergli infliggere il giusto castigo: il suo perdono; la prostituta bambina, per la quale “è una fortuna non essere femmine, perché le femmine vivono solo 12 anni”; Concita, che si sente a disagio quando dicono che le donne non vanno toccate neanche con un dito, perché le donne vanno toccate con tutte le dita, basta farlo con cura; la prima moglie che sopravvive a Barbablù, perché non si rifiuta di vedere l’orrore e riesce ad attraversare l’inferno; Luo, la giovane cinese che riesce a trovare un accordo con le decine di aghi sparsi nel suo corpo… Il loro talento è quello di tener duro e riuscire a trasformare il dolore in forza. Sono i gesti ordinari, alla fine, che rendono straordinarie tutte queste storie.
Dice Francesco Zecca, regista dello spettacolo: «Attraversare la forza eversiva da cui sono abitate queste storie è stato ed è il nostro punto di partenza e la nostra meta: farle brillare della giusta luce, accreditando loro quella potenza della “parola vissuta” che la pagina scritta non può tributargli. Viverne la vita nella trama delle parole, edificando il perimetro in cui poter dar loro una vibrazione di anima e di corpo, di respiro, di carne, un fremito di realtà, una scia luminosa che ne testimoni il passaggio».