Scritto e diretto da Clara Costanzo violino Roberto Izzo
“ Mio padre, un magistrato – storia di Rocco Chinnici ucciso dalla mafia, raccontata dalla figlia “ è il titolo dello spettacolo scritto da Clara Costanzo, ispirato al libro di Caterina Chinnici “ E’ così lieve il tuo bacio sulla fronte”, dedicato a Rocco Chinnici, giudice pioniere dell’antimafia, assassinato con una fiat 126 imbottita di tritolo.
Rocco Chinnici è un personaggio poco conosciuto da chi non ha vissuto nella sua epoca.
fu il primo ad affermare che per combattere la mafia bisognasse colpirla negli affari economici;
fu il primo ad intuire l’unitarietà e l’interdipendenza fra tutte le famiglie mafiose e conseguentemente, l’interconnessione dei grandi delitti di mafia;
fu il primo a modificare radicalmente il metodo di lavoro dei magistrati, cercando di affrontare unitariamente l’esame del fenomeno;
chiamò a lavorare con lui Borsellino e Falcone,
istituì quello che, solo dopo la sua morte, prenderà il nome di POOL ANTIMAFIA,
ideò un metodo di lavoro apprezzato e ripreso anche dall’FBI;
fu il primo a portare la sua testimonianza nelle scuole, a parlare direttamente ai ragazzi, convinto che educare le giovani generazioni ad una nuova coscienza, fosse l’unica arma per costruire un futuro migliore:
fu ucciso dalla prima autobomba piazzata da Cosa Nostra, il 29 luglio 1983.
Il violino di Roberto Izzo accompagna in scena Clara che, come se fosse Caterina, racconta la storia del suo papà, Rocco Chinnici: un magistrato, un eroe, un martire ma soprattutto un uomo, un marito, un padre.
La sua storia attraverso lo sguardo amorevole e addolorato della figlia, assume una forza emotiva ed una autenticità eccezionali nella quotidianità dei grandi ideali, del duro lavoro e dei gesti concreti della vita di ogni giorno.
Le note inedite del violino e del canto, danno voce struggente a quanto non è possibile esprimere a parole, evocando, con partecipe emozione, fatti storici, esistenze umane e atmosfere musicali in una variazione di linguaggi che trasfigura la biografia storica in una forma nuova.
A partire da mercoledì 8 marzo, quattro appuntamenti tra musica e teatro Coro Femina, Letizia Fuochi, tributi a Joni Mitchell e a Lou Reed
Il Teatro Manzoni di Calenzano ospita nel mese di marzo una nuova rassegna dal titolo STORYTELLING, ovvero Storie di musica a teatro, quattro appuntamenti che hanno come comune denominatore il fatto di essere storie di musica e di musicisti. Quattro viaggi in quattro mondi musicali tra musica e racconto. Si parte con il Coro Femina diretto da Lisa Kant (mercoledì 8 marzo), che in occasione della Festa della Donna narrerà con canzoni e letture i desideri di ogni donna, per ricordare che alla fine la ricerca più profonda è quella di condurre una vita all’insegna dell’amore e della felicità. La rassegna continua con la cantautrice fiorentina Letizia Fuochi e il suo “Effetto Zing” (sabato 11 marzo), uno spettacolo di teatro canzone che cuce insieme riflessioni e canzoni tratte dal proprio repertorio di autrice e interprete. Gli altri due appuntamenti saranno due viaggi nell’arte e nella poetica di due grandi autori: quello della cantautrice canadese Joni Mitchell (Shadows & light, domenica 19 marzo) e quello nella New York dei bassifondi con l’arte maledetta di Lou Reed (Songs for Lou, domenica 26 marzo). Gli spettacoli avranno inizio alle ore 21,15
Mercoledì 8 marzo 2023 ore 21,15
Coro Femina presenta
NON VOGLIO MICA LA LUNA!
Direzione coro Lisa Kant Al pianoforte Daniele Madio Con la partecipazione degli allievi della Scuola Foà
Uno spettacolo di letture e canzoni che narra i desideri di ogni donna. Canzoni e letture per ricordare che alla fine la ricerca più profonda è quella di condurre una vita all’insegna dell’amore e della felicità.
di e con Letizia Fuochi, voce e chitarra Francesco Frank Cusumano, chitarra
Letizia Fuochi in concerto con “Effetto Zing o sull’inevitabile” (produzione Materiali Sonori, ArteLive, Archètipo), è lo spettacolo che andrà in scena sabato 11 marzo al Teatro Manzoni di Calenzano. La cantautrice fiorentina – accompagnata da Francesco Frank Cusumano – traduce in teatro canzone il suo nuovo disco, cucendo insieme riflessioni e canzoni tratte dal proprio repertorio di autrice e interprete. Zing, il titolo dell’album che prosegue il cambio di passo nella scrittura musicale e nell’interpretazione vocale di Letizia Fuochi, è un suono, è il suggerimento acustico di un evento stravolgente capace di trasformare noi stessi nel giro infinito di un attimo. Dieci canzoni sull’inevitabilità dei sentimenti, dei ricordi e delle occasioni, scritte e abitate nel passaggio serale dalla luce del giorno al buio della notte, verso un risveglio completo del cuore.
Ilaria Ceccherini, voce Andrea Bonardi, chitarra Riccardo Innocenti, percussioni
Il progetto nasce nel 1999 dalla passione di Ilaria per Joni Mitchell maturata negli anni delle lezioni di canto Jazz studiando Pork Pie Hat e Twisted: il trio composto da Ilaria Ceccherini, Andrea Bonardi e Riccardo Innocenti ripercorre il repertorio della cantautrice canadese Joni Mitchell a partire dalle prime esperienze più strettamente folk anni ’70 alle ultime più influenzate da artisti jazz del calibro di Mingus, Pat Metheny e Wayne Shorter.
Lou Reed è stato un cattivo maestro. Ha portato in scena, prima con i Velvet Underground e poi da solo, la bellezza che si annida nella cruda realtà metropolitana. Lou Reed è stato un poeta in perenne equilibrio tra la sensibilità della letteratura e la crudezza del rock, tra il potere della parola e la fisicità di una chitarra elettrica. Armato di una manciata di accordi ha raccontato storie di ordinaria follia e straordinaria depravazione, di ascesa e caduta, di emarginati e femmine fatali, di tossici e rifiuti urbani, di sofferenze e morti con l’occhio freddo di un chirurgo davanti al proprio paziente, evitando di dare giudizi sui comportamenti ma accettandoli come una imprescindibile manifestazione della natura dell’uomo. Lou Reed si è spento il 27 ottobre del 2013, una domenica mattina (“Sunday Morning”, come la sua prima canzone). Una domenica mattina che ha lasciato un vuoto che non si potrà colmare se non attraverso le canzoni e le poesie che ha lasciato in eredità, quelle sì immortali. Da qui è nato “Songs for Lou: ho camminato fino alla fine del mondo”, un excursus sulla poetica di Lou Reed attraverso canzoni, testi, video. Uno spettacolo/concerto in duo, ricco di atmosfera, che vuole dipingere con le emozioni una grande epopea musicale.
Flavia Pezzo è Ismene, in un monologo originale scritto a due mani che parte dal mito greco e arriva alle viscere della contemporaneità, una contemporaneità dove la paura è padrona delle anime, la guerra divora le vite, la civiltà decade, l’Occidente implode su sé stesso e l’individuo, su cui sembra incombere un ineluttabile destino, resta silente, privato lentamente della sua libertà, della sua volontà. Qual è il miglior territorio per sviscerare questi temi? La famiglia di Edipo e Giocasta, che somiglia ineluttabilmente alle nostre famiglie.
Per dirla con la protagonista Ismene “La mia famiglia sterminata. Non è rimasto niente. Solo La Sfinge di pietra sulla rupe fuori dalle porte di Tebe, indifferente, indisturbata…”
In scena accanto all’eroina tragica, il regista Fulvio Cauteruccio: insieme danno vita ad una “opera rock” dove la musica delle chitarre e dei sintetizzatori si mescola alle parole più antiche e universali del mondo.
Con Roberto Andrioli, Fabrizio Checcacci e Lorenzo Degl’Innocenti
Regia di Roberto Andrioli, Fabrizio Checcacci e Lorenzo Degl’Innocenti
Produzione KHORA TEATRO, TEATRO MENOTTI, MACCHINA DEL SUONO
“The Complete Works of William Shakespeare (Abridged)” , noto anche come: “The Compleat Wrks of Wllm Shkspr (Abridged)”, tradotto in italiano come: “Le opere complete di William Shakespeare in 90 minuti (in versione abbreviata)”, è una commedia scritta da Adam Long, Daniel Singer e Jess Winfield.
Dopo aver debuttato all’Edinburgh Festival Fringe nel 1987 è stata replicata al Criterion Theatre di Londra per nove anni, diventando uno degli spettacoli più conosciuti al mondo. Una parodia di tutte le opere di William Shakespeare eseguita in forma comicamente abbreviata da tre attori, usando le più svariate tecniche interpretative. Veloce, spiritoso e fisico, è pieno di risate per gli amanti e soprattutto per gli odiatori di Shakespeare. Una sfida teatrale ai limiti dell’incredibile: come condensare l’opera omnia del Bardo, 37 opere, in 90 minuti? O raccontare l’‘Amleto’ in 43’’?
La ‘Bignami Shakespeare Company’ è composta da Fabrizio Checcacci, Roberto Andrioli e Lorenzo Degl’Innocenti (In ordine rigorosamente di età), che dopo tanti anni di amicizia si sono ritrovati ed hanno deciso di unire le loro esperienze nel campo della prosa, musica e commedia dell’arte, e darsi al Bardo!
Già portato in scena da Zuzzurro e Gaspare con la regia di Alessandro Benvenuti dal 2013 al 2015 col titolo “Tutto Shakespeare in 90 minuti”, la versione de La Macchina del Suono con la regia dei tre attori in scena, si rifà maggiormente alla versione originale spingendo al massimo sulla comicità fisica irriverente e travolgente del testo inglese, derivante da un approccio scenico che deve molto alla commedia dell’arte.
Si, perché portare in scena le opere complete di Shakespeare in 90 minuti è una sfida teatrale, un’immersione leggera e stravagante nel mondo shakespeariano, un omaggio divertito e divertente al grande drammaturgo. La potenza e la poesia dei suoi versi vengono prevedibilmente meno ma lo scopo, in fondo, non è altro che divertire il pubblico, incuriosirlo e svelare il lato comico che si cela anche nelle tragedie più cupe.
Miglior Spettacolo, Migliore Attrice e Premio della Stampa al Roma Fringe Festival 2022.
“Lady Grey” di Will Eno, ritenuto uno dei migliori drammaturghi statunitensi in attività, già finalista Pulitzer 2005 per la sezione teatro, vede alla regia Marco Maccieri e Alice Giroldini come protagonista.
Lady Grey, secondo testo della trilogia che l’autore di Brooklyn (New York) dedica ai temi esistenziali come identità e senso della vita, vede in scena una donna fascinosa e conturbante, una “signora in grigio” dalla misteriosa identità. Probabilmente si tratta di un’attrice che aspetta il suo pubblico e nell’attesa comincia a mettersi a nudo raccontando le sue molteplici vite, i sogni, le frustrazioni, le fantasie, i pudori, sempre in bilico tra un atto di verità e un atto artistico. Come si diventa ciò che siamo? Quando e perché la nostra vita prende certe direzioni? Quanto siamo in grado di governare la nostra esistenza?
Partendo dallo stile diretto, a tratti sfacciato ma sempre ironico di Will Eno, la protagonista gioca con il linguaggio, alternando toni seduttivi e pungenti, confessioni e provocazioni, temi collettivi e divagazioni intime. E in questo gioco, profondamente teatrale, trasforma una storia in un’altra con voli pindarici e repentini cambi di direzione, tanto da non distinguere più con certezza la realtà dalla fantasia.
di D.C Moore Traduzione a cura di Andrea Peghinelli
cast Giovanni Anzaldo Daniele Marmi Giulia Rupi
regia Silvio Peroni
produzione LA FILOSTOCCOLA
NOTE DI REGIA
Lewis e Waldorf sono due amici inseparabili sin dai tempi dell’università. 10 anni dopo Lewis è sposato con Morgan, vogliono un bambino anche se la loro casa è troppo piccola. Waldorf, viaggiatore libero e senza legami, gira il mondo con il sacco a pelo. Tornato in città chiede ospitalità al suo miglior amico. Mentre i padroni di casa sono a lavoro Waldorf si intrattiene con Steph, una giovane attrice di film porno. La vita avventurosa e senza responsabilità di Waldorf comincia a fare invidia a Lewis. Durante una serata a base di alcol i due si ritrovano a fare una scommessa che porterà la loro amicizia su un nuovo livello. Lewis accetta di girare un film porno gay con Waldorf nel ruolo di protagonista. Tratto dal film Humpday, scritto e diretto nel 2009 da Lynn Shelton, Straight è una commedia tagliente adattata dal celebre sceneggiatore D.C. Moore, autore di Town, Honest, Alaska ed Empire. Una storia sull’amicizia maschile, sulla sessualità e su come le due cose possono essere confuse molto più facilmente di quello che si potrebbe pensare. Esplorare il mondo del sesso non è mai cosa facile, ancor meno scriverne, ma l’autore ci riesce con grande maestria alternando momenti di comicità a spunti di riflessione sull’amore, sul tradimento e sulla fedeltà, sulla paura di essere adulti e rimanere incastrati tra l’essere genitori e affrontare il mutuo per la casa.
Le grandi tematiche espresse nel tempo dai classici possono essere riviste e riscritte dagli autori contemporanei senza sminuire la loro forza archetipica: le storie d’amore, di vendetta, di crescita possono cambiare nel tempo la loro forma, ma non i contenuti sostanziali. Parlare di teatro contemporaneo – o sarebbe meglio dire vivente – significa avvicinare lo spettatore all’evento teatrale per farlo identificare alla narrazione drammaturgica con un linguaggio e delle situazioni vicine alla propria realtà. Ogni grande autore, che oggi consideriamo classico, ha scritto la sua opera per essere rappresentata nella propria epoca e nel proprio contesto sociale. Parlando di teatro contemporaneo non si vuole di certo creare un’opposizione o una gerarchia con il teatro classico, anzi il nostro lavoro è quello di riuscire a stabilire un contatto attivo con la materia teatrale e con lo spettatore. Partendo da queste premesse si è deciso di concentrare il lavoro registico sugli attori, sulla capacità di raccontare e sulle relazioni che si stabiliscono tra autore, attore e spettatore, un triangolo comunicativo che pone l’accento alle domande che pone il testo e sulle immagini emotive che le parole ricreano. Un nucleo tematico che rischia di perdere valore – e la sua centralità – quando l’attenzione viene focalizzata sulla spettacolarizzazione della rappresentazione teatrale, con il rischio progressivo di perdere l’attitudine alla riflessione da parte dello spettatore.
Sabato 10 DICEMBRE ore 21:15 Domenica 11 DICEMBRE or3 16:30
Con Gabriela Corini e Roberto Zorzut
Regia G.Corini e R.Zorzut
Luci Zot
Seven Cults produzioni
Ceneri alle ceneri è la penultima prova drammaturgica di Harold Pinter, autore inglese insignito del premio Nobel per la letteratura nel 2005 e scomparso nel 2008. L’azione si svolge tutta in una stanza e ne veniamo proiettatati quando è già in pieno svolgimento: Devlin e Rebecca, forse amanti, forse marito e moglie, forse carnefice e vittima, stanno parlando tra loro di un vecchio amante di lei. Le pressanti domande dell’uomo in un primo momento sembrano raffigurare soltanto una scena di gelosia, ma man mano che il dialogo procede il pubblico prende coscienza che c’è qualcosa di più sottile ed insidioso in quelle parole, qualcosa che si insinua nei silenzi, nelle frasi non finite e negli improvvisi cambi di discorso. Chi erano quelle madri a cui venivano strappati i bambini dalle braccia alla stazione? Tra mezze confessioni e profondi silenzi, lo spettatore non verrà a sapere con certezza quale mostro abiti i ricordi di Rebecca, ma gli torneranno alla mente immagini di orrori e tragedie storiche (l’olocausto?). Il dramma si chiude, come è nello stile di Pinter, senza risolvere i veri rapporti tra i personaggi, in un crescendo di pathos che ci lascia disturbatamente incantati.
In occasione della Giornata mondiale contro l'AIDS, indetta ogni anno il 1º dicembre e dedicata ad accrescere la coscienza della epidemia mondiale di AIDS dovuta alla diffusione del virus HIV, proponiamo uno spettacolo dove un attore si cimenta nel raccontare storie di mondi diversi attraverso vari monologhi e canzoni.
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